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Oggi andiamo a… Trieste

Ecco alcuni dei luoghi più belli da visitare a Trieste:

Il Faro della Vittoria

Opera dell’architetto triestino Arduino Berlam e dello scultore Giovanni Mayer, il bianco “Faro della Vittoria” illumina il Golfo di Trieste ed al contempo funge da monumento commemorativo dei caduti in mare durante il I conflitto mondiale come testimonia l’iscrizione “Splendi e ricorda i caduti sul mare”.

L’idea di costruire un faro nacque nel 1918: esso, immaginato altissimo, doveva dapprima collocarsi su Punta Salvore. Soltanto in seguito la Lega Navale ed il Comando della Difesa Marittima preferirono l’attuale collocazione, sul Poggio di Gretta, a 60 m sul livello del mare, in corrispondenza del bastione rotondo dell’ex forte austriaco kressich (1854-1857).

Il progetto presentato dal Berlam fu approvato il 20 gennaio 1920. I lavori iniziarono nel febbraio 1923 e si conclusero il 24 maggio 1927, con una cerimonia di inaugurazione a cui prese parte l’allora Re d’Italia Vittorio Emanuele III.

Il faro è costituito da un ampio basamento comprendente anche il bastione del preesistente forte austriaco ed è ricoperto di pietre di origine locale. Il rivestimento in pietra d’Istria, il cui spessore varia dai 60 agli 80 cm, venne posto in opera simultaneamente alle calate di calcestruzzo e, durante l’esecuzione, si fece spesso uso di modelli in gesso, anche di singoli dettagli.

Sopra la colonna monumentale vi è un “capitello” a sostegno della “coffa”, così chiamata in chiari termini marinareschi, in cui è inserita la lanterna, la cui gabbia è realizzata in bronzo e cristallo, coperta da una cupola in bronzo con decorazioni a squame. All’apice della cupola svetta la statua in rame della Vittoria.

La parte ornamentale è completata dalla figura del marinaio sotto la quale venne collocata l’ancora del cacciatorpediniere Audace (la prima nave italiana che entrò nel porto di Triese il 3 novembre 1918). Ai lati dell’ingresso al faro vi sono invece due proiettili, anch’essi dono del Ministero della Marina. Oggi il faro, nella sua modesta bellezza, rappresenta uno dei simboli della città.

La Grotta Gigante

Grotta Gigante

Grotta Gigante

Il carso, compreso quello goriziano e quello d’oltre confine, comprende migliaia di grotte, alcune delle quali non ancora conosciute. Attualmente il loro numero è stimato attorno a 6000, di cui circa 2500 situate in territorio italiano.

Tra queste, molto differenti per morfologia, dimensioni e profondità, particolare interesse riveste la Grotta Gigante.

Situata nell’omonimo Borgo, a soli 15 km dalla città, è facilmente raggiungibile sia con i mezzi pubblici che in automobile (uscita autostrada Sgonico).

Si tratta della più grande caverna aperta al pubblico, con i suoi 65 m di larghezza, 280 m di lunghezza ed una volta a cupola di 107 m. Si distingue inoltre per la ricchezza delle stalattiti e stalagmiti e per le concentrazioni di calcite che ricoprono le pareti.

All’interno della grotta trova installazione, inoltre, una sensibilissima strumentazione scientifica, costituita da sismografi e pendoli geodetici, che rendono l’ambiente un laboratorio davvero unico.

La visita è assolutamente d’obbligo e priva di percoli. Due sole avvertenze: la temperatura interna rimane costante tutto l’anno (quindi fa freddo anche d’estate) e l’accesso della grotta comporta la discesa – e la conseguente salita – di un non trascurabile numero di scalini.

La Grotta rimane chiusa al pubblico l’1 gennaio, il 25 dicembre e tutti i lunedì non festivi, tranne che nei mesi di luglio e agosto in cui è sempre aperta.

Nel corso dell’anno hanno luogo sue tradizionali manifestazioni: la “Festa della Befana”, con calata della stessa, il 6 gennaio, e la “festa dei Turisti”, con spettacolo di luci e suoni, il 15 agosto. Alle volte vengono organizzati anche concerti corali.

Per informazioni: www.grottagigante.it – tel. 040 327312.

La Cattedrale di San Giusto

 

La Cattedrale di San Giusto, così come oggi la conosciamo, sorge sui resti di una basilica paleocristiana a tre navate, con il presbiterio absidato e il pavimento a mosaico, i cui scarsi resti sono stati poi incorporati nel pavimento dell’attuale costruzione.

Nel corso dei secoli la primitiva basilica subì numerose e consistenti modifiche fino alla sua completa distruzione, per motivi a noi ignoti. In seguito furono edificati due edifici sacri: una piccola cattedrale dedicata alla Vergine Assunta ed il sacello di San Giusto: delle tre navate dell’antica cattedrale rimane oggi soltanto la centrale in corrispondenza della quale vi sono due filari di colonne, del sacello rimane il mosaico raffigurante il Cristo, San Giusto e San Servolo e l’abside dedicata a Sant’Apollinare.

La navata centrale della Cattedrale odierna vede la luce nel Trecento, in seguito alla fusione dell’antica cattedrale e del sacello e le conseguenti modifiche. L’edificio è impreziosito da uno splendido rosone gotico, inserito nella pietra arenaria di cui sono fatti la facciata ed il campanile.

L’interno presenta ancora oggi le caratteristiche di una basilica cristiana, a cinque navate. Le decorazioni interne ed il moderno mosaico della navata centrale sono di recente fattura.

 

Il Castello di Duino

Il Castello di Duino, storica dimora privata dei Principi von Thurm und Taxis, sorge in una pittoresca e panoramica posizione, su un carsico sperone roccioso a precipizio sul mare, con una strabiliante veduta del golfo di Trieste.

Al contrario di molti altri castelli, divenuti oggi freddi musei, il Castello di Duino regala ai visitatori il calore che il Principe Carlo Alessandro di Torre Tasso, sua moglie ed i suoi tre figli hanno saputo infondere alla loro abituale dimora.

Ma, si sa, l’ospitalità qui è di casa: i personaggi illustri che hanno abitato, in soggiorni più o meno lunghi, queste stanze, sono tantissimi, anche grazie all’interesse da sempre dimostrato dai principi nei confronti della cultura. Non potendo certamente elencarli tutti, specie con il timore di dimenticarne qualcuno, ne citiamo soltanto alcuni: Johann Strauss, Franz Liszt, Mark Twain, Paul Valéry, Gabriele D’Annunzio, Hugo von Hofmannsthal, Rainer Maria Rilke, che qui compose le sue famose “Elegie”, Eugène Ionesco e Karl Popper, nonché numerosi nobili e regnanti, del presente e del passato.

Le origini del castello, nella cui storia realtà e leggenda sono inscindibilmente intrecciate, risalgono all’epoca romana. I resti della primigenia torre sono ancora oggi visibili nel corpo del moderno castello. Il primo vero castello, inespugnabile fortezza, di cui oggi rimangono soltanto pochi resti, sorgeva però sul promontorio adiacente a quello dove è ubicata l’attuale costruzione. Il nuovo castello vede invece la luce nel 1400: purtroppo, a causa degli ingenti danni subiti durante il primo conflitto mondiale, l’edificio è stato sottoposto a pesanti interventi di ristrutturazione. Fortunatamente, i lavori hanno poco modificato l’ancestrale aspetto dello storico maniero, le cui forme oggi rispecchiano in buona parte quelle antiche.

Gli ambienti interni sono tutti degni di nota, dalla stanza-grotta alle magnifiche ed ampie terrazze che si aprono sul Golfo. Seppur modesto, rispetto ad altre più celebri residenze, il castello di Duino non ha nulla da invidiare ad alcuna di esse.

Indubbiamente da non trascurare anche lo splendido parco, che si sviluppa su più livelli, dal castello al mare, ricco di fiori, di piante, di statue e di angoli decisamente suggestivi.

Dal 2003 è possibile visitare il Castello, al cui interno hanno luogo anche banchetti informativi, eventi culturali, meeting professionali e seminari.

Informazioni:

Castello di Duino
Tel. 040 208120 – Fax 040 208022
Web: www.castellodiduino.it
E-mail: castellodiduino@libero.it

Il Castello di Miramare

Castello di miramare - foto 1

Castello di miramare - foto 2

Il bianco castello da favola, circondato da un verde e lussureggiante parco, si affaccia su mare blu battuto dal vento: questa romantica descrizione ben si adatta alla residenza fatta costruire tra il 1856 ed il 1860 dall’arciduca Massimiliano d’Asburgo per la sua amata giovane sposa. Così, come Massimiliano aveva trovato rifugio dalla furia del mare in quello che diventerà poi il piccolo e graziosissimo approdo marittimo del castello, egli cercò di realizzare nello stesso posto un nido d’amore al riparo dalle insidie della vita.

Ma la smania di potere e il desiderio di fama di Carlotta del Belgio spinsero l’arciduca a partire per il Messico, di cui diventerà sì imperatore ma dove perderà, dopo poco, la vita, sognando il suo amato castello così lontano e abbandonato. Si dice che Carlotta, dopo la morte del suo amato, abbia perso la ragione.

In questa vicenda trova fondamento la maledizione che graverebbe sul castello; si crede infatti che chi vi dimora perisca anzitempo di morte violenta. Pare che, nella storia, la maledizione si sia sempre fatalmente avverata…

Oggi il castello ed il parco sono aperti ai visitatori, sempre molto numerosi. Mentre il castello attira principalmente i turisti, il parco è anche meta domenicale dei triestini che, passeggiando sui sentieri tra la lussureggiante vegetazione voluta da Massimiliano, trascorrono alcune ore all’aria aperta.

All’interno del castello si possono visitare gli appartamenti privati, le stanze desinate agli ospiti, i vari saloni, la biblioteca-studio e la magnifica sala del trono, recentemente restaurata e riportata all’originario splendore.

I sentieri del parco, sempre perfettamente conservati, permettono di passeggiare in un ambiente variegato e di notevole interesse botanico. Tra le altre cose si segnalano, poco distanti dal cancello di ingresso al parco, le Scuderie, oggi divenute sede espositiva, il Castelletto e le numerose sculture che decorano spiazzi e vialetti.

Il castello ed il parco ospitano, specie durante la bella stagione, numerose manifestazioni di carattere prevalentemente culturale.

Il castello ed il parco, che ben valgono una visita, sono aperti tutti i giorni dell’anno. L’ingresso al Museo del Castello è a pagamento, quello al parco gratuito. Il luogo è facilmente raggiungibile anche in autobus con la linea 36 ed inoltre alcuni treni fermano anche alla piccola stazione storica di Miramare.

Per maggiori e sempre aggiornate informazioni:

Parco e Museo storico del Castello di Miramare
Viale Miramare – 34014 Trieste
Tel 040 224143
Fax 040 224220

Siti web di riferimento:
www.castello-miramare.it
www.castellomiramare.org
E-mail: info@castello-miramare.it

Il Castello di San Giusto

Il castello sorge sulla sommità dell’omonimo colle, a lato dei resti romani del Foro e della Basilica.

L’edificazione del castello, avvenuta in periodi successivi, è strettamente intrecciata alla storia politica ed allo sviluppo della città. Le prime fondamenta vennero gettate nel 1363 dai veneziani, dopo aver preso la città; la scelta del luogo era legata, oltre alla strategica posizione sull’altura, ad una preesistente rocca fortificata risalente al secolo precedente. L’attuale struttura si deve però al ristabilito dominio Austriaco, nella seconda metà del XV secolo: a questo periodo risalgono la torre quadrata con l’adiacente abitazione del capitano, su due piani, e lo spazioso cortile interno. Nel 1508, con il ritorno della repubblica di Venezia in città, vi fu l’edificazione del bastione rotondo. La mutata forma delle torri difensive è caratteristica del passare del tempo: man mano che le tecniche belliche vanno affinandosi, anche le caratteristiche costruttive degli edifici difensivi vanno adeguandosi. Un bastione senza spigoli permetteva un maggiore controllo sugli assedianti essendo scomparse quelle zone “buie” caratteristiche del primo torrione.

A distanza di un anno soltanto, l’Impero Austriaco riprende il dominio della città e l’edificazione del castello prosegue a fasi alterne: a questo periodo risalgono lo sperone quadrangolare di Sud-Est (che, analogamente a quanto detto precedentemente, rispondeva perfettamente alle nuove esigenze in fatto di difesa) e del “nuovo bastione”.

Il pesante maniero in pietra posto a guardia della città, così diverso dal bianco e leggiadro castello di Miramare, ulteriore testimonianza storica del lontano passato, oltre ad essere molto amato dai triestini esercita un indubbio fascino sui visitatori.

La vista della città che si gode dalle mura, dai bastioni e dai camminamenti è decisamente da non perdere; da qui si può inoltre distinguere il confine tra la cosiddetta “cittavecchia”, contraddistinta da viuzze tortuose, scalinate e vicoletti, che arrivava fino a poco oltre il Teatro Romano, e il settecentesco borgo Teresiano, così chiamato da Maria Teresa d’Austria, che si estende, con rigore geometrico, oltre il Corso Italia.

Oggi il castello ospita esibizioni permanenti e temporanee, nonché vari eventi e spettacoli all’interno dell’ampio cortile o sui bastioni di maggiore capienza.

Le grotte di San Canziano (Škocjanske jame)

Grotte di San Canziano

Pur non essendo ubicate nella Provincia di Trieste, il turista attento – ma anche il triestino che ama la natura – non potrà non visitare le grotte di San Canziano.

Le Škocjanske jame (le grotte di Škocjan), situate in territorio sloveno a pochi chilometri dal confine, si distinguono fra le oltre settemila grotte della Slovenia per la grandezza delle sale e della gola sotterranea. Si articolano infatti, in maniera a dir poco eccezionale, in undici stanze (undici grotte collegate le une alle altre), doline, ponti naturali ed inghiottitoi.

A partire dal 1986 sono entrate a far parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO.

All’interno delle grotte, a cui si accede da una profonda dolina, si ammirano splendide stalattiti e stalagmiti dalle meravigliose forme e dai molteplici colori, cortine rocciose e le caratteristiche vaschette di concrezione. Ma a rendere il tutto ancora più interessante è la presenza del fiume Reka che, dopo avere dato origine al sistema di caverne così come oggi lo vediamo, continua a scorrere in un percorso sotterraneo, punto di forza della seconda parte della visita turistica alle grotte, reso ancor più emozionante dalla presenza di cascate e dal rimbombo delle rapide. Nelle pozze e nei laghetti, dove l’acqua è calma, si ha invece il superbo spettacolo del riflesso delle formazioni ipogee.

Le grotte di San Canziano sono aperte al pubblico tutto l’anno (durante la bella stagione è previsto un numero di visite maggiore) e la visita, della durata complessiva di circa 90 minuti, è possibile solo se accompagnati dalla guida.

Per informazioni:

Park Škocjanske jame, Slovenija
Škocjan 2, 6215 Divaca
Tel. +386 (0)5 76 32 840
Fax +386 (0)5 76 32 844
Mail: psj.info@psj.gov.si
Siti web: www.gov.si/parkskj, www.park-skocjanske-jame.si

La Riserva Marina di Miramare

Riserva Marina

La Riserva Marina di Miramare, istituita nel 1986, è un’area protetta situata ai piedi dell’omonimo promontorio.

L’ambiente, di tipo marino-costiero, è roccioso verso riva, via via più fangoso spingendosi in mare aperto (fino ad una profondità massima di 18 metri).

All’interno della Riserva vi sono due aree, l’una a regime di tutela integrale, nella quale è però consentita, in una zona ben delimitata, la visita guidata subacquea, l’altra, tutt’intorno, a protezione parziale, in cui vige il divieto di pesca professionale.

Trattandosi di un ambiente protetto, esso si presenta ad elevata biodiversità, elemento che fa della Riserva stessa un ambiente unico e di gran pregio.

All’interno della Riserva vengono promosse attività di ricerca non invasive oltre a varie attività di tipo divulgativo.

La Riserva organizza ormai da anni visite subacquee guidate, sia per singoli che per gruppi, purché i partecipanti siano forniti di regolare brevetto. L’immersione è possibile solo previo rilascio di un’autorizzazione, volta a tutelare la conservazione ottimale dell’ambiente.

Per tutti gli altri, da giugno a settembre, è possibile, sempre con l’accompagnamento di una guida, effettuare dello snorkeling: dopo una introduzione presso il Centro Visite, ubicato nel Castelletto all’interno del Parco di Miramare, viene proposta un’attività di seawatching (osservazione dei fondali) in zone particolarmente sicure ma interessanti. Il seawatching è indicato anche per i bambini di età non inferiore a 8 anni.

Per partecipare è necessario contattare preventivamente il personale della Riserva, in quanto la visita viene effettuata per gruppi di almeno 4 persone.

Da anni vengono organizzati corsi di formazione e stage specialistici.

All’interno della Riserva è stato inoltre istituito il Gruppo di Pronto Intervento e Monitoraggio.

Per approfondimenti ed informazioni:

Riserva Marina di Miramare
Via Miramare, 349
34014 Grignano (TS)
Tel: 040 224147
Fax: 040 224636
Mail: info@riservamarinamiramare.it
Sito web di riferimento: www.riservamarinamiramare.it

Kleine Berlin, complesso di gallerie antiaeree

Kleine Berlin

Breve descrizione dei vani

La visita del complesso “Kleine Berlin” avviene attraverso l’ingresso riservato ai soldati tedeschi (IV ingresso).

Dopo aver percorso il primo tratto di galleria si giunge ad un incrocio (1); proseguendo diritti si arriva da una stanza dove era stato predisposto il basamento per un generatore; prima di entrare nella stanza, sulla destra, un breve cunicolo conduce a una porta.

Superatala si percorre una galleria, in lieve discesa, che porta all’ex-ingresso principale del ricovero tedesco.

Proseguendo lungo la galleria si gira a sinistra, per un breve tratto, per poi svoltare a destra fino ad imbattersi nello sbarramento che ostruisce l’accesso ai sotterranei del Palazzo di Giustizia. Questo ultimo tratto di galleria non viene quasi mai percorso dalle comitive, durante le visite, perché è invaso dall’acqua.

Ritornati al punto (1) si prosegue lungo il corridoio di sinistra sino ad intercettare la galleria principale dalla quale si dipartono ben 11 diramazioni laterali.

Quelle sul lato destro hanno tutte una lunghezza di circa 26 metri mentre quelle sul lato sinistro variano da una lunghezza che va dai 12 ai 25 metri ad esclusione di quella adibita ai servizi igienici, più corta, che misura 10 metri. Tra queste gallerie ce n’è una che presenta sulla volta un pozzo che, all’epoca, era munito di una scala a chiocciola. Questa serviva al generale Globocnik per recarsi dalla sua abitazione di villa Ara in Tribunale.

Al termine della lunga galleria “tedesca” una porta immette nel ricovero antiaereo comunale che è costituito da una galleria lunga circa 250 metri, realizzata dalla ditta Emilio Colombo per conto del Comune di Trieste.

Qui possiamo facilmente comprendere come la natura stia lentamente, ma inesorabilmente, riprendendo il possesso dell’ipogeo. Agli occhi del visitatore si presenta un ambiente riccamente invaso da stalattiti, stalagmiti e vaschette di concrezione nelle quali scorre perennemente un velo d’acqua. Il fenomeno, fortemente ridotto nella parte tedesca, si deve al fatto che l’ultimo tratto della galleria italiana non è mai stato cementato.

Il risultato, per fortuna, è quanto mai gradevole e l’impressione che si ricava è quella di trovarsi in una grotta naturale carsica e non in un ipogeo artificiale e, per di più, in pieno centro cittadino.

Mappa Kleine Berlin

Cenni storici

Subito dopo aver istituito la “Zona d’Operazioni Litorale Adriatico” i tedeschi iniziarono a realizzare numerose opere di difesa. Incaricati di questi lavori erano le ditte che collaboravano con l’organizzazione tedesca della Todt.

Tra i tanti lavori che furono eseguiti sul territorio, i tedeschi vollero iniziare la realizzazione di un ricovero antiaereo per i propri soldati ed impiegati civili che operavano nella zona del Tribunale.

La realizzazione del ricovero non era prioritaria, in quanto al suono della sirena d’allarme i soldati si riparavano, assieme alla popolazione civile italiana, nella costruenda galleria “comunale”. A tale scopo avevano provveduto a realizzare, a proprie spese, l’impianto di illuminazione del ricovero. Per questo motivo la galleria “comunale” aveva l’impianto elettrico a filo di rame nudo (ad uso tedesco) e non a filo di piombo, come tutte le altre gallerie antiaeree comunali.

Allo scavo del ricovero partecipavano non meno di tre ditte; questa diversificazione era resa necessaria dal fatto che ognuna di esse doveva ignorare l’operato delle altre. Questa segretezza, nella costruzione del ricovero, era stata imposta dal generale Globocnik, che aveva pensato di realizzare un “passaggio segreto” tra la sua abitazione ed il Palazzo di Giustizia. Difatti l’ingresso al ricovero (che si apriva nel marciapiede di via Fabio Severo nei pressi della strada di collegamento con quella di Romagna) e il cunicolo che portava al Palazzo di Giustizia fu realizzato dalla ditta del geometra Gerdol che lavorava per conto della Todt. Alla costruzione della galleria centrale, con le diramazioni laterali, dell’articolato complesso antiaereo tedesco, era incaricata, molto probabilmente, la ditta della Todt Ing. Mazorana & Co. Il cunicolo di collegamento, che partiva dalla villa Ara, abitazione di Globocnik, al soffitto di una galleria laterale del ricovero antiaereo, fu eseguito dalla ditta Schwarz, che operava sempre per conto della Todt.

Dopo il bombardamento del 10 giugno 1944 la costruzione del ricovero divenne prioritaria. Per questo motivo i tedeschi imposero ai lavoratori della ditta Colombo di affiancarsi alla ditta della Todt per scavare, con largo uso di mine, il ricovero antiaereo tedesco.

Alcune scritte trovate nel cunicolo di collegamento, usato dai militari tedeschi, con la via Fabio Severo (IV ingresso, dove oggi vengono effettuate le visite) fanno presumere che nel dicembre del 1944 i principali lavori di costruzione fossero teminati.

Sicuramente i lavori di rifinitura proseguirono fino al termine della guerra ed a causa di ciò non furono mai terminati, lo riprova il fatto che non furono mai installati i generatori di corrente, sebbene in due luoghi siano evidenti i basamenti in cemento.

Per l’illuminazione del ricovero antiaereo, i tedeschi avevano un allacciamento con l’allora azienda municipalizzata ACEGAT. Difatti, nei pressi dell’ingresso, lungo un cunicolo di collegamento alla galleria principale del ricovero, fu installato un quadro elettrico, tuttora esistente.

Per la luce ausiliaria, che era attivata in mancanza della corrente elettrica, erano usati degli accumulatori sequestrati ai pescherecci che prima della guerra praticavano la pesca con le lampare.

L’ingresso al ricovero antiaereo era vietato a tutto il personale non tedesco. Nessun italiano era autorizzato ad entrarvi, fatta eccezione per un elettricista della ditta Luigi Presel, che aveva l’incarico di cambiare le lampadine fulminate, e per poche altre persone che lavoravano per i tedeschi.

La più grande preoccupazione per i tedeschi, nella gestione del ricovero, era data dall’alto tasso di umidità che ristagnava nelle gallerie. Per questo motivo decisero di ricorrere all’espediente di usare dei bracieri, alimentati da carbone coke, per asciugare l’ambiente. Una grave carenza di tutti i ricoveri antiaerei tedeschi era data dalla mancanza di ricambio dell’aria.

Per questo motivo il gas combusto dei bracieri era convogliato, tramite un estrattore, nella galleria “comunale” con grave problema di asfissia dei presenti. Presso l’Archivio Generale del Comune di Trieste troviamo ampia documentazione sul fatto che il Podestà Cesare Pagnini si adoperò, presso il Deutscher Berater (Consigliere tedesco di collegamento tra il Comune ed il Gauleiter Reiner), per impedire l’uso dei bracieri nel ricovero tedesco.

Nella notte del 29 aprile 1945 il Gauleiter Reiner e il generale Globocnik abbandonarono la città di Trieste diretti in Austria, dove furono poi catturati dai soldati alleati. Il 30 aprile 1945 iniziò l’insurrezione di Trieste ad opera del Comitato di Liberazione Nazionale.

Il 1o maggio entrarono a Trieste le truppe partigiane jugoslave che volendo costringere i soldati tedeschi alla resa circondarono gli ultimi capisaldi germanici. Tra questi c’era il Palazzo del Tribunale che era collegato al ricovero antiaereo. Non troviamo traccia di un tentativo d’entrata, da parte dei soldati Jugoslavi, nel corridoio di collegamento con il Tribunale, probabilmente nessuno sapeva di questo passaggio. La lotta in città fu breve, i soldati germanici si arresero alle truppe neozelandesi, che nel frattempo erano entrate in Trieste. Terminava dopo 20 mesi l’occupazione del territorio da parte dell’esercito tedesco.

Il testo e le immagini sono stati riprodotti per gentile concessione del Club Alpinistico Triestino

Via Raffaele Abro, 5/A – 34144 Trieste
Telefono: 040 3498239 – fax: 040 8326424
martedì e giovedì dalle ore 21:00 alle 23:00
e-mail: cat@cat.ts.it – www.cat.ts.it

La visita alle gallerie è possibile solo previo appuntamento.

Il Palazzo del Governo

Il bellissimo Palazzo del Governo, una delle perle di Piazza dell’Unità d’Italia, fu progettato dall’architetto viennese Emil Artman e costruito tra il 1901 ed il 1905 in luogo della preesistente, e molto più modesta, sede della “luogotenenza”, allora Palast der k.k. Statthalterei. Tale lavoro faceva parte di un progetto di abbellimento della piazza, già divenuta centro vitale della città.

Caratteristica principale della bella facciata è la vasta balconata coperta, a sovrastare l’alto porticato centrale, ed ingentilita dal rivestimento di mosaici in vetro di Murano nella parte superiore (dove si riconoscono disegni, testine allegoriche e medaglioni con la croce dei Savoia) e dal rivestimento in pietra bianca nella parte inferiore.

Al tempo del suo realizzo il palazzo si affacciava sul giardino che occupava, fino al 1920, metà della piazza, allora denominata Piazza Grande, tra via dell’Orologio ed il mare.

Nei primi anni 60 l’edificio fu sottoposto ad interventi di restauro, tra cui era compreso anche il rifacimento dell’arredamento, su progetto degli architetti Nordio e Cervi.

Oggi il palazzo è sede degli uffici del Commissariato del Governo nella regione Friuli Venezia Giulia nonché quelli della Prefettura – UTG di Trieste. I saloni di rappresentanza governativa nazionale e le sale di accoglienza e pernottamento per Alte Personalità dello Stato e di Stati Esteri, in visita ufficiale nella città e nella regione, si trovano al primo piano. Dai saloni ma soprattutto dal loggiato, si gode una suggestiva vista sulla piazza, sul porto e sul Golfo, fino ad arrivare, nei giorni di particolare limpidezza, alle lontane Alpi.

Tutto ciò, sommato alla ricchezza ed all’eleganza degli interni, fa della prefettura triestina una della più prestigiose d’Italia.

Nota: il Palazzo non può essere visitato se non in particolari occasioni.

Foiba di Basovizza

La foiba di Basovizza, in origine un pozzo minerario, fu scavata all’inizio del XX secolo per intercettare una vena di carbone ma presto abbandonata per la scarsa produttività.

Il 29 e il 30 aprile 1945, l’abitato di Basovizza divenne il fulcro di numerosi e tragici combattimenti tra le forze jugoslave, giunte a liberare la città di Trieste, e le ultime unità tedesche in ritirata. Pare che i numerosi corpi rimasti sul campo di battaglia vennero fatti scomparire in brevissimo tempo all’interno della preesistente voragine.

Pochi giorni dopo l’area fu attraversata da colonne di prigionieri, sia militari che civili, destinati ai campi di internamento sloveni. Si seppe poi che in zona vi era stata un’alquanto sommaria esecuzione di prigionieri.

Negli anni successivi furono avviate indagini e scavi sia da parte dell’allora Governo Militare Alleato che, in seguito, dal Comune di Trieste. Il numero degli infoibati non è mai stato accertato con esattezza: una nota del governo jugoslavo dell’immediato dopoguerra parla di 250 individui, calcoli successivi arrivano fino a cifre dieci volte maggiori. In ogni caso, il numero complessivo è di gran lunga inferiore a quelli dei deceduti nei campi jugoslavi. Agli inizi degli anni 50 il pozzo fu abbandonato e trasformato in discarica. Nel ’53 vi fu l’autorizzazione al recupero di rottami ferrosi: gli scavi scesero fino alla profondità massima del pozzo senza trovare alcuna salma.

Nel 1992, con Decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro per il Beni culturali ed ambientali, la Foiba di Basovizza è stata dichiarata monumento nazionale.

Oggi la foiba consiste in una lastra di pietra, sul davanti della quale è riportata un passo di una preghiera ed è contraddistinta da una grande croce. A lato si trova, tra i vari cippi commemorativi, una rappresentazione grafica della sezione del pozzo, con indicate le quote relative ai vari ritrovamenti e stratificazioni.

La Foiba di Basovizza si trova nei pressi dell’abitato omonimo ed è facilmente raggiungibile sia con l’automobile che con l’autobus (n. 39).

La Basilica di San Silvestro

La piccola basilica di San Silvestro, ubicata in Androna dei Grigioni accanto alla più grande chiesa di Santa Maria Maggiore, affascina il visitatore per il suo aspetto antico e per la sua innegabile e poco vistosa grazia.

Fino alla scoperta della basilica Paleocristiana di via Madonna del Mare avvenuta negli anni ’60, la basilica di San Silvestro fu ritenuta il più antico luogo di culto della città. La tradizione vuole che le sue fondamenta siano situate sulla casa natale dei martiri Tecla ed Eufemia, sebbene gli studiosi lo considerino poco probabile.

In virtù della sue caratteristiche peculiari e della sua rilevanza storica la Basilica di San Silvestro è stata dichiarata monumento nazionale.

Oggi la Basilica è luogo di culto della Comunità Evangelica Riformata, che comprende sia la comunità Elvetica che quella Valdese.

L’esterno

La basilica fu edificata in stile romanico attorno alla metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo. Nonostante nei secoli siano state apportate alcune modifiche alla struttura della costruzione, i lavori di ristrutturazione del 1927 hanno riportato alla luce gli originali elementi romanici, facilmente riconoscibili nelle finestre laterali e nelle arcate in facciata.

La torre campanaria, situata alla sinistra dell’edificio sopra un elegante portico, si ipotizza essere stata realizzata a scopo difensivo in epoca medievale.

L’interno

La chiesa presenta una pianta di forma irregolare priva di abside. Essa consiste in una navata centrale e da due navate laterali minori separate da un colonnato a tre elementi. Il soffitto è a capriata.

Nel presbiterio, a cui si accede salendo tre gradini, è contenuta una tavola marmorea raffigurante la Cena del Signore su cui poggia una Bibbia. Alle sue spalle è appeso un crocifisso in ferro battuto risalente al 1700. Accanto alla tavola si trova invece un moderno battistero a forma di acquasantiera.

Su una colonna è riconoscibile una sinopia medievale, cioè il disegno preparatorio di un affresco che veniva preventivamente realizzato sull’intonaco.

La volta è decorata al centro con la raffigurazione di un agnello a simboleggiare la purezza.

Sul pavimento antistante l’altare vi è la tomba (1585) di Calò, riconoscibile dallo stemma araldico raffigurato. Una seconda tomba risalente al 1616 è invece posta nella parete sinistra dell’edificio.

I resti degli affreschi che ancora si possono vedere risalgono all’inizio del XIV secolo: quelli a destra rappresentano scene della vita dell’Imperatore Costantino, quelli a sinistra raffigurano l’Annunciazione.