turismo in carnia

Oggi andiamo in… Carnia

Un mondo di montagne incantate: ecco la Carnia

Al confine con Austria e Veneto, s’apre un grande “villaggio” con sette valli che solcano le magiche Alpi carniche. Valli che hanno custodito intatti un coloratissimo universo folcloristico e una natura sempre protagonista.

Borghi autentici
Percepire il tempo in modo diverso, riappropriandosi dei ritmi della natura. Passeggiare per borghi pittoreschi, lasciandosi inebriare da profumi, suoni e voci. Scoprendo i segreti di una quotidianità legata ai riti agricoli e all’artigianato. E stupendosi della genuina bellezza di case in pietra e in legno. Dove si può anche soggiornare, grazie all’albergo diffuso, che in Carnia impreziosisce diversi paesi.

La natura ti parla

Dal Parco delle Colline Carniche, con tracciati dolci da percorrere a piedi, a cavallo e in mountain bike, al Parco naturale delle Dolomiti Friulane, dove fare trekking e alpinismo tra vette maestose. E incontrare caprioli e marmotte. Il piacere della scoperta non trova mai fine, tra cascate, canyon e laghi d’alta quota.
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Benessere totale
Lungo la Via delle Malghe e i percorsi di prima linea della Grande Guerra. Per poi raggiungere bivacchi e rifugi, numerosi in tutta la Carnia. D’inverno con gli sci ai piedi, nei poli sciistici di Ravascletto-Zoncolan, Forni di Sopra e Sauris. Tutto l’anno, poi, le Terme di Arta offrono dolci momenti rigeneranti.

Prodotti tipici
Prosciutto affumicato di Sauris, cjarsòns (ravioli dolci o alle erbe), erbe spontanee usate per insaporire primi e frittate, sciroppi e marmellate ai frutti di bosco. Fino a particolarità come la schultar fumada (spalla di maiale affumicata). . Sono solo alcune delle specialità enogastronomiche della Carnia che sfruttano i doni della terra e antiche saggezze.

Andar per botteghe
Dalla tessitura, alla lavorazione della ceramica, della pietra, del ferro e del legno, che trova nell’evento settembrino Magia del legno di Sutrio una delle vetrine più prestigiose. Gli artigiani, in Carnia, custodiscono sapienze tramandate di generazione in generazione. Per dar vita a preziosi manufatti.

A tutto folclore
Passeggiando per i boschi, potreste scorgere buffi e dispettosi folletti. Gli sbilfs, come li chiamano qua. E di notte vedere rotelle infuocate che scivolano giù lungo pendii appartati: sono las cidulas, con cui i giovani dichiarano il nome della propria amata. O incontrare le strane creature che popolano il carnevale di Sauris, il più antico delle Alpi. Tradizioni che si perdono nella notte dei tempi.

Altro che pezzi da museo
Scoprite Pesariis (località di Prato Carnico), il “paese degli orologi” di tradizione settecentesca; la Mozartina di Paularo, un museo vivo dove ascoltare clavicembali e violini; il Mulin dal Flec di Illegio (piccola e incantevole località di Tolmezzo che ospita importanti mostre d’arte), con un antichissimo mulino ancora funzionante; la Farie di Checo, a Cercivento, un opificio del Quattrocento. A Tolmezzo, poi, c’è un compendio di storia e anima della Carnia: il Museo delle arti e tradizioni popolari. Il Presepe di Teno, a Sutrio, è uno straordinario frutto di quasi 30 anni di lavoro dell’artigiano Gaudenzio Straulino: un’opera che lascia a bocca aperta per la minuzia dei particolari, visitabile in estate e nel periodo natalizio anche in occasione dell’evento “Borghi e Presepi” di Sutrio.

Sport e attività nella natura
Una natura magica da scoprire, quella della Carnia, anche attraverso il ricchissimo programma di escursioni naturalistiche dell’Agenzia TurismoFVG (prenotazione obbligatoria). Nel calendario programmato ci sono anche passeggiate a cavallo, mountain bike, nordic walking, canyoning, attività per bambini e molto altro.

Ricca di luoghi naturali, ma anche di storia e di arte, di eventi e tradizioni, la Carnia, l’area montana a nord-ovest del Friuli Venezia Giulia, offre molteplici opportunità per il tempo libero lungo l’intero arco dell’anno. Per chi ama ardite scalate alpinistiche, come per chi è alla ricerca di più facili escursioni le Alpi e Carniche e le Dolomiti Friulane sono un luogo di vacanza ideale. Si possono scoprire a piedi, in mountain bike o a cavallo d’estate, con gli sci o le ciaspe d’inverno, percorrendo agevoli sentieri ben segnalati o spettacolari percorsi su creste mozzafiato.

Gastronomia

Genuina e naturale. Si può sintetizzare, così, in due parole, la cucina carnica, caratterizzata da piatti legati ai prodotti locali e alle stagioni, tramandati dalla tradizione popolare e oggi proposti nel rispetto degli antichi insegnamenti o rielaborati con nuovi abbinamenti e preparazioni. Non c’è vacanza senza un buon mangiare? Allora è il momento di scoprire l’autentica bontà della cucina carnica, per poi non poterne farne più a meno.

Itinerario Valle del But

Partendo da Cavazzo Carnico, imboccata la salita verso Cesclans, si giunge alla Pieve di Santo Stefano, recentemente riaperta al culto, dove le indagini archeologiche effettuate nel sottosuolo hanno permesso di datare intorno all’ VIII-IX secolo, i resti di un edificio di culto dotato di un torrione all’ingresso. La storia degli scavi e della Pieve è ora illustrata nel vicino spazio museale, l’Antiquarium. Una volta scesi dal colle e raggiunto il capoluogo carnico, merita una visita la Santa Maria Oltre Bût o Pieve di San Lorenzo, tra Caneva e Casanova, che, dalla sua posizione in cima ad un colle, domina buona parte della vallata. Lo stesso vale per la Pieve di San Floriano a Illegio che, dalla sommità del Monte Gjaideit, dove è stata costruita, si impone sulla prima parte della Valle del Bût. Percorsa la Strada Statale 52 bis in direzione di Arta, la pieve è raggiungibile solo a piedi, imboccando il sentiero all’altezza di Imponzo: si tratta di una passeggiata piacevole, che si snoda tra ameni ambienti rurali e naturali e scorci panoramici di indiscussa bellezza. Alla Pieve si giunge a piedi anche da Illegio, dove si possono visitare gli scavi di San Paolo vecchia. Una volta ridiscesi, il viaggio prosegue in direzione di Zuglio, sito archeologico romano di notevole rilievo (da visitare l’area archeologica e il Museo). Sono tuttora visibili il Foro romano, centro della vita politica, economica e religiosa, dotato di porticato, tempio e basilica civile, nonché alcune costruzioni private. Nel Museo Archeologico si possono ammirare i reperti provenienti dagli scavi di Iulium Carnicum e quelli relativi ad insediamenti preromani in Carnia. Continuando il percorso verso Fielis, si può arrivare a piedi alla Pieve di San Pietro, seguendo una suggestiva stradina che si conclude con un’ampia scalinata finale.
(tratto dalla pubblicazione “Tra storia e fede” – ottobre 2011)

Itinerario Val Degano

Nella Val Degano, a Ovaro, possiamo ammirare sia gli scavi archeologici della Chiesa di San Martino, sia la Pieve di Gorto sull’altura di Agrons. Tra le undici pievi storiche della Carnia, la Pieve di Santa Maria a Gorto è la più estesa del territorio e fino a pochi anni fa si riteneva fosse la più antica chiesa battesimale della vallata. I recenti scavi eseguiti presso la chiesetta di San Martino hanno dimostrato, invece, la presenza di un battistero monumentale e di una vasca battesimale molto più antichi. Più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, la chiesa attuale si apre su tre navate. Sulle pareti interne si conservano ancora lacerti di affreschi del XIII secolo, sui quali spicca una scena relativa alla Parabola delle Vergini sagge e delle Vergini stolte. Alla destra dell’altare si trova il coro in legno intarsiato, di fine Seicento. In una saletta sulla destra del coro è ospitato un piccolo Museo dove sono stati raccolti reperti archeologici e altri oggetti sacri risalenti ad epoche più recenti.
(tratto dalla pubblicazione “Tra storia e fede” – ottobre 2011)

Itinerario Valle del Tagliamento

Nella Valle del Tagliamento si trova la Pieve di Santa Maria Maddalena di Invillino, edificata sul Colle Santino dopo l’abbandono della basilica paleocristiana, ora musealizzata, che sorgeva sul Col di Zuca. Villa Santina, oltre che per la basilica, si segnala per il vasto insediamento fortificato del Colle Santino, con fasi cronologiche che vanno dal Neolitico (V-IV millennio a.C.) al Medioevo e che da alcuni studiosi è stato identificato con la Ibligo menzionata da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum. Sempre nella valle del Tagliamento, a Socchieve, in località Castoia, si trova la Pieve di Santa Maria Annunziata, unica superstite di un antico complesso cultuale composto da tre chiese. A differenza di altre Pievi, collocate in altura, la Pieve di San Martino a Verzegnis sorge in paese. A breve distanza è possibile visitare un insediamento pluristratificato e fortificato portato alla luce sul Colle Mazéit. La Pieve dei S.S. Ilario e Taziano a Enemonzo, originaria forse dell’XI secolo, è stata ricostruita nel XVIII secolo. All’interno presenta tre navate ed un’abside quadrata e conserva opere d’arte appartenenti prevalentemente all’Ottocento. La Pieve di Ampezzo ha avuto una breve esistenza, tanto che, alla fine del XIV secolo, risultava sotto la giurisdizione di Socchieve, trasformandosi in parrocchiale. L’attuale chiesa risale alla metà del Settecento, ha subito pesanti rimaneggiamenti nell’Ottocento ed è stata restaurata dopo il 1976. Custodisce, al suo interno, dipinti e tele di Nicola Grassi, uno dei maggiori artisti carnici del Settecento. E’ stato progettato, invece, dall’architetto carnico Domenico Schiavi l’edificio che ha sostituito la vecchia Pieve di Forni di Sotto e che, successivamente, è stato incendiato nel 1944. Attualmente la Chiesa di Santa Maria del Rosario, ricostruita nel 1953, ospita opere provenienti anche da altre chiese. (tratto dalla pubblicazione “Tra storia e fede” – ottobre 2011)